Brugola, storia dell’iconica vite e di una famiglia italiana

La sua testa cava esagonale è parte fondamentale di gran parte dei motori delle nostre auto. Ecco la storia delle viti Brugola, un prodotto italiano tanto rivoluzionario da essere conosciuto semplicemente con il cognome della famiglia che lo inventò. Altro che viti, sono brugole!

La storia

Tutto iniziò negli anni ‘20 a Lissone, in Brianza, dove il giovane Egidio Brugola, appassionato di meccanica, produceva molle e rondelle nella sua piccola officina di ferramenta. Presto le viti, in particolare alcune dalla testa cilindrica cava esagonale, divennero la sua specialità, tanto da finire per prendere il suo nome. L’invenzione della vite Brugola, in realtà, non fu opera di Egidio: un certo Allen l’aveva già brevettata nel 1910, ma il contributo dell’imprenditore brianzolo determinò la conoscenza e l’uso di questa vite, che migliorò aggiungendo un gambo formato da un torciglione elicoidale per darle maggiore elasticità. Nel 1926, dunque, nacquero le Officine Egidio Brugola (OEB), nel 1927 iniziò la commercializzazione in grandi serie e nel 1945 arrivò il brevetto per la Vite Cava Esagonale con il Gambo a Torciglione.

Brugola oggi

Nel tempo Brugola si è specializzato nella produzione di viti critiche, ovvero quelle dedicate al montaggio dei componenti vitali del motore, di cui oggi è leader mondiale. In particolare, l’ultima tipologia introdotta è la PolyDrive, evoluzione della vite a testa cilindrica che rappresenta il più avanzato sistema di avvitamento al mondo. Insomma, la qualità delle viti in acciaio di prima qualità è assoluta, tant’è viene selezionata secondo otto parametri prima di essere commercializzata: il vanto di un prodotto prodotto in 7 milioni di pezzi all’anno per 50 marchi di motori, tra cui Audi, BMW, Aston Martin, Bugatti, Bentley e Mercedes. Brugola, dunque, vive di export (55 clienti in 26 paesi) e nell’estate 2015 ha aperto uno stabilimento a Detroit, in Michigan. “Ma non lascia l’Italia”, sottolinea Jody Brugola, nipote di Egidio e attuale presidente: con un fatturato da 130 milioni di euro, negli ultimi due anni l’azienda ha aumentato l’organico del 20%, passando da 290 a 350 dipendenti in Italia.

Il sogno americano

“Le sfide per il futuro sono tante. A partire dalla difficoltà degli italiani di emergere come pionieri di eccellenza ingegneristica”, sottolinea Jody Brugola. Per esempio, la chiave PolyDrive, brevettata nel 1993, non è diventata di successo come altre chiavi “semplicemente perché è stata inventata da un italiano, che non gode della stessa considerazione di un tedesco o di un americano”.

Nonostante ciò, l’azienda continua a crescere. Il segreto? Ѐ doppio: merito della grande produttività brianzola, “cuore pulsante dell’economia italiana e casa di tre delle più grandi bullonerie del mondo”, e dell’assenza della concorrenza asiatica, che in un’industria come questa non ha gli strumenti per competere. Sebbene la produzione dei motori sia ormai localizzata per il 95% in Cina, infatti, la rimanente percentuale è proprio quella delle viti critiche: la loro produzione, attività estremamente complessa e di grande precisione, ancora non consente di ottenere elevati livelli di qualità in un settore come quello asiatico, caratterizzato da bassa marginalità. Per questi motivi ad un italiano è “concesso” di avere successo anche in America e lo stabilimento del Michigan è il coronamento del sogno del padre di Jody, Gianantonio, il quale vedeva nel Nuovo Mondo il futuro dell’industria del settore. Un bel traguardo per l’attuale presidente, che sostiene: “Un’azienda o la si ama o non vale la pena di fare l’imprenditore”. E questa è una verità che andrebbe probabilmente ripetuta più spesso.

Egidio Brugola fondatore
Egidio Brugola
Chiave brugola
chiave a brugola
polydrive
polydrive
Jody Brugola1
Jody Brugola
Irene Dominioni

Cresciuta nella foresta di libri della sua casa milanese, Irene ha inseguito la passione per il giornalismo in Danimarca e in Olanda, grazie al master Erasmus Mundus Journalism, Media and Globalisation. Su Moda a Colazione scrive di cultura e viaggi.

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